Dopo una valutazione approfondita e un esame clinico sempre integrato da ecografia, definisco un percorso di cura personalizzato, che può prevedere terapie conservative o, nei casi indicati, un trattamento chirurgico specialistico.
La spalla è una delle articolazioni più complesse del nostro corpo: grazie alla sua struttura articolare unica, ci permette un’ampia gamma di movimenti. Tuttavia, è proprio questa sua straordinaria mobilità a renderla particolarmente vulnerabile a infortuni, sovraccarichi funzionali e degenerazioni nel tempo.
Le patologie della spalla possono manifestarsi con sintomi differenti, dal dolore alla limitazione dei movimenti: grazie a una valutazione clinica approfondita ed esami strumentali mirati, sono in grado di diagnosticare il disturbo e trattarlo con un percorso terapeutico personalizzato.
Può coinvolgere le strutture ossee, tendinee, capsulo-legamentose o nervose dell’articolazione gleno-omerale e di quelle circostanti ed è causata principalmente da tendinopatie della cuffia dei rotatori, sindromi da conflitto subacromiale, instabilità articolari, artrosi gleno-omerale e patologie neurologiche periferiche (come quella del nervo sovrascapolare).
Una valutazione clinica dettagliata, integrata con imaging diagnostico (RX, ecografia, RMN o TC con ricostruzioni 3D), consente di individuare l’origine precisa del dolore.
Il trattamento dipende dalla causa e dalla gravità del disturbo: può prevedere fisioterapia personalizzata, infiltrazioni ecoguidate (corticosteroidi, acido ialuronico o PRP) oppure trattamento chirurgico artroscopico o protesico nei casi resistenti o avanzati.
Lesione alla Cuffia dei Rotatori
Tra le principali cause di dolore e disfunzione della spalla negli adulti, possono essere degenerative (associate a invecchiamento e ipovascolarizzazione critica delle zone inserzionali) o traumatiche (soprattutto in pazienti giovani). Le rotture interessano più frequentemente il tendine del sovraspinato, ma possono coinvolgere anche sottospinato, sottoscapolare e piccolo rotondo.
La diagnosi clinica si basa su test specifici per ogni tendine ed esami come ecografia dinamica o RMN ad alta risoluzione.
Il trattamento chirurgico artroscopico – indicato nelle lesioni complete, sintomatiche o resistenti alla terapia conservativa – consente di riparare i tendini, eventualmente in associazione a tecniche rigenerative (biologici, patch, PRP).
Instabilità e lussazione della Spalla
È la perdita ricorrente o potenziale della congruenza articolare tra testa dell’omero e glena. La forma più comune è l’instabilità anteriore post-traumatica, associata a lesioni capsulo-labrali (Bankart), ossee (Hill-Sachs, glenoid bone loss) e talvolta tendinee. Nei soggetti giovani, sportivi e iperlassi, il rischio di recidiva dopo la prima lussazione è elevato.
La valutazione deve essere approfondita con imaging RMN artro e TC 3D per quantificare i deficit ossei.
Il trattamento chirurgico varia in base alla patologia: dalla riparazione artroscopica capsulo-labrale alla Latarjet nei casi con significativa perdita ossea glenoidea. Il ritorno allo sport è generalmente possibile entro 4-6 mesi, con ottima stabilità articolare nel lungo periodo.
Artrosi Gleno Omerale
È una patologia degenerativa caratterizzata da perdita progressiva della cartilagine articolare, osteofitosi marginale, sclerosi subcondrale e riduzione della rima articolare. Può essere primaria o secondaria a traumi, lussazioni recidivanti, artriti infiammatorie o lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori. I sintomi includono dolore profondo, rigidità progressiva, perdita della rotazione esterna e difficoltà nei gesti quotidiani.
La diagnostica radiologica (RX, RMN, TC 3D) consente di valutare lo stadio dell’artrosi, la congruenza articolare e l’integrità muscolo-tendinea.
Il trattamento chirurgico prevede l’impianto di una protesi di spalla (anatomica o inversa), scelta in base alla biomeccanica residua. Le tecniche moderne garantiscono elevata sopravvivenza implantare, significativa riduzione del dolore e recupero funzionale completo.
Tendinopatia Calcifica
Patologia idiopatica legata a più fattori (problemi circolatori, metabolici e cellulari), è caratterizzata dalla deposizione di cristalli di idrossiapatite nel tessuto tendineo, soprattutto del sovraspinato. La fase attiva può causare dolore acuto e intensa infiammazione locale.
La diagnostica si basa su radiografie standard (serie in 3 proiezioni) ed ecografia, utile anche per valutarne lo stadio.
Il trattamento conservativo include FANS, fisioterapia decontratturante, onde d’urto focali, lavaggi ecoguidati o needling. Nei casi cronici, recidivanti o refrattari, la rimozione artroscopica consente la completa asportazione del deposito e il trattamento simultaneo di eventuali lesioni associate.
Discinesia Scapolare
Disfunzione neuromuscolare del movimento scapolo-toracico, spesso sottovalutata ma molto importante nell’equilibrio biomeccanico della spalla. Può essere primaria (da deficit di controllo motorio) o secondaria (compensatoria a patologie dolorose della cuffia, instabilità o rigidità articolare). Rotazione anteriore, tilt posteriore e protrazione della scapola sono tra le alterazioni più comuni. I pazienti presentano dolore periscapolare, fatica precoce e instabilità funzionale.
La diagnosi si basa su valutazione del movimento scapolare, test dinamici (wall push-up e scapular assistance test) e imaging per escludere patologie concomitanti.
Il trattamento è riabilitativo e punta a rieducare il controllo muscolare per ristabilire il corretto movimento e la stabilità della spalla.
Fratture e Traumi sportivi
Le fratture di spalla (omero, glena, clavicola, acromion) sono comuni in traumi violenti e sport da contatto o caduta. Per diagnosticarle servono RX in proiezioni mirate e, nei casi complessi, TC 3D per analizzare scomposizione ed estensione articolare.
Nelle fratture composte o con buon potenziale di consolidazione si può optare per un trattamento conservativo; in quelle scomposte, intra-articolari o con rischio di necrosi avascolare, si procede a osteosintesi con placche anatomiche o viti cannulate; in caso di fratture inveterate o nei pazienti anziani è meglio procedere con un impianto protesico.
Il trattamento post-operatorio prevede una riabilitazione precoce guidata per prevenire rigidità e garantire il ritorno alle attività sportive o lavorative.
Il gomito è un’articolazione fondamentale per la funzionalità del braccio e della mano. Proprio per il suo ruolo centrale nei movimenti quotidiani e nelle attività lavorative o sportive, può andare incontro a sovraccarichi, traumi o processi degenerativi che ne compromettono la mobilità e provocano dolore.
Nel mio approccio clinico e chirurgico, mi focalizzo sull’origine del disturbo: tramite un’accurata valutazione clinica e strumentale e l’impiego delle più moderne tecnologie diagnostiche e terapeutiche, individuo il trattamento più adeguato per restituire benessere al paziente.
Dolore di Gomito
Ha diverse origini – articolazioni, tessuti molli o nervi periferici – ed è frequente in chi svolge attività manuali ripetitive, negli sportivi e nei pazienti con sovraccarichi cronici. Le cause più comuni includono tendinopatie inserzionali (epicondilite o epitrocleite), artrosi, instabilità articolari, sindromi compressive nervose e postumi di traumi.
Per diagnosticarlo occorre una valutazione clinica accurata con imaging (RX, ecografia, RMN o TC) per escludere lesioni strutturali o intra-articolari.
Il trattamento dipende dalla causa e può variare da terapie conservative (riabilitazione, infiltrazioni ecoguidate, tutori) fino alla chirurgia artroscopica oppure open, nei casi resistenti alle terapie non invasive.
Epicondilite ed Epitrocleite
Note come “gomito del tennista” e “gomito del golfista”, sono infiammazioni che colpiscono, rispettivamente, i tendini estensori e flessori del polso e delle dita. Queste microlesioni tendinee da sovraccarico funzionale sono associate ad alterazioni degenerative croniche o infiammazione acuta. I sintomi includono dolore localizzato sull’epicondilo laterale o mediale, debolezza della presa e difficoltà nei movimenti ripetitivi del polso.
Il trattamento iniziale è conservativo: riposo funzionale, fisioterapia con stretching e rinforzo eccentrico, tutori, terapia fisica strumentale e infiltrazioni locali (cortisonici o PRP). Se il dolore persiste oltre 6 mesi, si può ricorrere alla chirurgia (artroscopica o mininvasiva), per rimuovere i tessuti danneggiati e favorire la guarigione del tendine.
Instabilità del Gomito
Può essere acuta – dopo una lussazione o un trauma distorsivo – o cronica – negli atleti overhead (lanciatori, ginnasti) o a seguito di lesioni legamentose non trattate. Coinvolge principalmente il legamento collaterale ulnare mediale (LCU) e il legamento collaterale radiale laterale (LCL). Tra i sintomi troviamo sensazione di cedimento, dolore meccanico, blocchi articolari e difficoltà nell’estensione sotto carico.
La diagnosi richiede test clinici specifici (valgus/varus stress test, moving valgus stress test), spesso integrati da RMN con mezzo di contrasto o artro-RMN.
Il trattamento varia in base alla severità: fisioterapia stabilizzante (instabilità lievi) o ricostruzione legamentosa artroscopica oppure open (casi avanzati). Negli sportivi, la chirurgia ricostruttiva permette un ritorno all’attività ad alto livello.
Rigidità del Gomito
Comporta una limitazione nei movimenti, con perdita di flessione, estensione o prono-supinazione. Può avere cause intra-articolari o extra-articolari e derivare da traumi, fratture, lussazioni, condizioni infiammatorie croniche (come l’artrite reumatoide) o immobilizzazione prolungata.
La diagnosi si basa su RX e RMN o TC per analizzare eventuali ostacoli meccanici.
Il trattamento può includere fisioterapia intensiva, terapia manuale, infiltrazioni articolari e manipolazioni in narcosi. Se la rigidità persiste, si ricorre a chirurgia artroscopica oppure open (capsulotomia, rimozione di osteofiti o aderenze), seguita da riabilitazione mirata per prevenire recidive.
Artrosi Omero-Radio-Ulnare
Meno frequente, ma con un elevato potenziale invalidante, interessa le superfici articolari tra omero, radio e ulna e si manifesta con dolore, rigidità progressiva e limitazione funzionale. È tipicamente secondaria a traumi pregressi, fratture articolari, instabilità croniche o sovraccarichi professionali/sportivi. La forma primaria, più rara, colpisce solitamente soggetti oltre i 60 anni.
La diagnosi si esegue con RX e TC per valutare l’usura cartilaginea, la presenza di osteofiti e corpi mobili.
Il trattamento iniziale è conservativo (fisioterapia, infiltrazioni, terapia occupazionale). Nei casi avanzati, si ricorre alla chirurgia con artrolisi artroscopica per i blocchi articolari meccanici, sinoviectomia, asportazione di corpi mobili o, nei casi più gravi, protesi totale del gomito.
Eseguo interventi di sostituzione protesica della spalla con impianti anatomici, protesi inverse ed emiartroplastiche. Ogni intervento è preceduto da una pianificazione preoperatoria digitale avanzata, eseguita con un software 3D di ultima generazione per definire tipo, posizionamento e orientamento della protesi.
Eseguito in anestesia generale, richiede due notti di ricovero. La mobilizzazione della spalla inizia immediatamente dopo l’intervento. I tempi di recupero variano in base al tipo di protesi, al quadro clinico e alla collaborazione del paziente.
Grazie all’uso di impianti all’avanguardia e precisione chirurgica, l’intervento mira a raggiungere un doppio obiettivo: ridurre il dolore cronico e migliorare il recupero funzionale.
Tecnica chirurgica mininvasiva che, tramite piccole incisioni cutanee e una telecamera HD, consente di lavorare all’interno dell’articolazione riducendo il trauma sui tessuti, il dolore post-operatorio e i tempi di recupero.
I tempi di recupero dipendono dalla procedura e variano da poche settimane a sei mesi.
Ridurre il dolore, recuperare la funzionalità articolare e ritornare alla vita attiva sono gli obbiettivi che punto a raggiungere ogni volta che eseguo un’artroscopia di Spalla.
Eseguo questa procedura con tecnica mini-open, che consente di preservare i tessuti molli, ridurre l’estensione dell’incisione cutanea e migliorare la qualità del recupero post-operatorio.
Viene eseguito in anestesia generale, con ricovero medio di 1-2 notti. Il braccio viene mantenuto in tutore per 4 settimane, mentre la mobilizzazione passiva inizia dopo circa 10 giorni.
Il recupero funzionale è graduale: occorrono 3-5 mesi per un recupero completo.
L’intervento sec. Latarjet è riconosciuto come una delle tecniche più efficaci per prevenire le recidive di lussazione nei pazienti ad alto rischio.
Valida opzione chirurgica per ripristinare la funzionalità dell’articolazione, ridurre il dolore e prevenire la progressione artrosica nei pazienti con lesioni massive e irreparabili della cuffia dei rotatori.
Queste tecniche consistono nel trasferire tendini extrarticolari in nuove inserzioni biomeccanicamente favorevoli, per compensare la perdita di funzione dei tendini lesionati.
L’obiettivo dei transfer tendinei – indicati in pazienti attivi che non hanno artrosi avanzata – è compensare le funzioni perse, stabilizzare l’articolazione e ritardare la degenerazione artrosica. Il ritorno a piena funzionalità richiede tempo, motivazione e riabilitazione dedicata e si raggiunge nell’arco di 6-9 mesi.
Frequenti nei giovani adulti, soprattutto a seguito di cadute dirette sulla spalla, sono lesioni traumatiche dell’articolazione che collega la clavicola all’acromion della scapola.
(entro 3 settimane) di grado III o superiore, in pazienti attivi o sportivi, per ripristinare l’anatomia e la stabilità articolare
con dolore persistente, instabilità e compromissione funzionale, per ricostruire i legamenti danneggiati e recuperare la biomeccanica della spalla
Viene eseguito in anestesia generale, con ricovero di una notte. Il braccio viene mantenuto in tutore per 3 settimane, con avvio della mobilizzazione passiva precoce. Occorrono 3-4 mesi per il recupero completo e 5-6 mesi per riprendere l’attività sportiva da contatto.
L’intervento, personalizzato sul quadro clinico, ha l’obiettivo di ripristinare la funzione articolare, ridurre la sintomatologia dolorosa e rendere la spalla nuovamente stabile, mobile e priva di limitazioni.
Procedura chirurgica mininvasiva che, grazie a una telecamera in HD, consente di accedere all’articolazione attraverso piccoli portali cutanei.
Con anestesia loco-regionale o generale, il paziente può essere dimesso il giorno stesso o dopo una notte, con inizio precoce della mobilizzazione. Il recupero completo avviene in 4-8 settimane.
Eseguo l’intervento su pazienti correttamente selezionati che possono trarre dall’artroscopia benefici quali la riduzione della sintomatologia dolorosa, il ripristino della mobilità articolare e il ritorno a uno stile
Indicata per chi ha bisogno di recuperare la funzionalità di base e ottenere sollievo dal dolore, eseguo la protesi di gomito principalmente in pazienti anziani, con artrosi avanzata, spesso di origine post-traumatica.
Eseguito in anestesia generale o loco-regionale, con degenza ospedaliera di 2-3 giorni, prevede la mobilizzazione immediata del gomito e il recupero completo in 3-4 mesi.
L’obiettivo principale della protesi totale di gomito è migliorare la qualità della vita, riducendo drasticamente il dolore cronico e garantendo il recupero di una buona funzione articolare per le attività della vita quotidiana.
Terapia conservativa per trattare dolore, infiammazione e patologie tendinee e articolari di spalla e gomito, con l’uso esclusivo della guida ecografica per maggiore precisione.
La scelta del trattamento (cortisonici, acido ialuronico o collagene iniettivo) è personalizzata in base alla patologia, allo stadio della malattia e al profilo del paziente.
L’infiltrazione eco-guidata permette un’iniezione precisa nella sede anatomica corretta. Rispetto alle tecniche tradizionali, offre maggiore efficacia, riducendo il rischio di complicanze e migliorando il controllo dei risultati. La procedura è rapida, ambulatoriale e generalmente ben tollerata.
Dopo l’infiltrazione, i benefici si vedono in pochi giorni e durano da settimane a mesi. Anche se non sostituisce la chirurgia nei casi gravi – ma può rinviare o evitare l’intervento chirurgico – aiuta a controllare il dolore, rallentare la patologia e supportare la riabilitazione.
Terapia infiltrativa rigenerativa che utilizza il plasma autologo del paziente, ricco di fattori di crescita, per stimolare la guarigione dei tessuti. È particolarmente efficace in patologie tendinee croniche e lesioni parziali.
Ideale per pazienti attivi e sportivi, il PRP mira a raggiungere i seguenti obiettivi: stimolare la rigenerazione tissutale, ridurre dolore e infiammazione, migliorare la funzione muscolo-tendinea e, in alcuni casi, evitare o posticipare un intervento chirurgico.
La procedura – che prevede il prelievo di sangue, la separazione del plasma ricco di piastrine tramite centrifuga e l’infiltrazione diretta nella sede della lesione sotto guida ecografica per maggiore precisione – è rapida (20-30 minuti) e viene eseguita senza anestesia. Può causare dolore reattivo per 24-72 ore. Dopo un breve riposo consigliato, segue la riabilitazione personalizzata.
I benefici si vedono dopo 2-3 settimane e migliorano progressivamente. In alcuni casi sono necessarie 2-3 sedute.
Ci sono disturbi che, pur essendo clinicamente molto invalidanti, non dipendono da una lesione anatomica evidente. Di conseguenza, hanno bisogno di una diagnosi funzionale approfondita e di una riabilitazione mirata e personalizzata.
Gli obiettivi del percorso riabilitativo personalizzato sono la riduzione del dolore e dell’irritazione, il recupero del movimento articolare fisiologico e il ristabilimento del controllo neuromuscolare per prevenire recidive. L’approccio mira a favorire la guarigione naturale, evitando trattamenti invasivi non necessari.
Ogni paziente presenta caratteristiche cliniche specifiche.